Appuntamento con il buio

“There is light even in the darkest places! Experience a sensual journey of taste, sound and touch…all in the DARK! “

Quando questo annuncio è capitato davanti ai nostri occhi, io e Vale non abbiamo resistito: ci siamo informate e, sarà perché in uno dei miei film preferiti (About Time) i due protagonisti si conoscono proprio in un’occasione simile o perché semplicemente ci siamo emozionate all’idea di partecipare ad un evento del genere, abbiamo deciso di prenderne parte.
Una cena dalla durata di un’ora che si è svolta completamente al buio sotto la guida di una persona non vedente. Ogni tavolo era composto da sette 12189464_837102289744869_8793816868868135749_ocommensali: io e Vale eravamo in compagnia di Fatema, Yasmine, Hadeel e altre due persone. La nostra guida si chiamava Rima, un signore di trent’anni con una voce profonda e simpatica. Ci ha prese per mano e ci ha condotte all’interno del ristorante. Intorno a noi dilagava un buio totale e nero che ti disarmava e lasciava scoperto, indifeso. In quel momento non era Rima la persona disabile ma noi che, abituate alla sicura presenza della luce, non riuscivamo a destreggiarci nell’oscurità e impacciate procedevamo a passi lenti e goffi. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti e mi veniva naturale chiuderli. Ho cercato di rendere il più possibile attivi gli altri sensi e la fatica che ho fatto è difficile da spiegare. Dopo aver preso posto, Rima ci ha brevemente spiegato cosa si trovava nel piatto davanti a noi: alle ore 6 hummus, alle ore 12 pane, alle ore 13 verdure varie e alle ore 9 qualcos’altro di cui non ricordo assolutamente il nome. Questo sistema diventa però inutile quando realizzi che il tuo piatto si trova ruotato di 180° rispetto agli altri! Anche le forchette diventano altrettanto inutili perché dopo l’ennesima volta che non riesci ad afferrare alcuna pietanza decidi di passare alle maniere barbare e selvagge e di usare semplicemente le mani.
Rima ha cominciato a parlare e a raccontarci la sua vita, ci ha invitate a fare ogni tipo di domanda, senza timidezza o vergogna. Ci ha consegnato la sua esperienza senza alcun tipo di filtro, ci ha raccontato come si muove per la città e come coccola i suoi figli, come ha riconosciuto in sua moglie la donna della sua vita e come per lui il cielo significhi l’azzurro, il sole il giallo e il sale il mare.
Dopo aver terminato anche le altre portate (pollo con patatine fritte e un fresco cheescake alle fragole), Rima ci ha condotte a braccetto fuori dalla sala. Un’ora è volata via come il vento senza accorgercene e avremmo voluto rimanere lì ancora un altro po’.
La luce fuori dal ristorante è tornata improvvisamente a sbatterci sugli occhi violentemente come a rammentarci di tutte le cose che siamo soliti dare per scontate.
Una serata decisamente diversa di cui a volte avremmo tutti bisogno perché ci aiuta ad indossare panni inusuali a cui raramente siamo abituati.
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