Mese: novembre 2015
Il terrorismo non ha religione
I fatti accaduti in queste ultime 24 ore mi hanno resa ammutolita. Sono vicina a Parigi e a tutte le vittime di un terrorismo fanatico ed estremista.
Vi saluto con questa poesia, studiata all’università durante un’ora di lingua persiana:
Ben oltre le idee/ di giusto e di sbagliato/ c’è un campo./ Ti aspetteró laggiù.
J. Rumi
➢ Un venerdì domenicale
Tra le tante cose che la Giordania ci ha offerto, trova posto anche l’ospitalità. É da quando siamo arrivate che veniamo sommerse da inviti a cene e pranzi vari; i tanti tè donatici dai negozianti, i caffè offerti all’università tra una lezione e l’altra, i sorrisi di comprensione e benevolenza sono solo alcune delle tante dimostrazioni di benvenuto che ogni giorno accettiamo come un regalo perché hanno la capacità di coccolarti, allontanano la nostalgia e ti fanno sentire come a casa. Vivendo qui ti accorgi di quanto sia forte il senso di ospitalità per gli arabi, un rito che coltivano come un culto e mi sento assolutamente di dire che in molte piccole cose ricordano noi italiani.
Ieri io e Vale alle 11 della mattina avevamo un appuntamento a casa di una nostra collega giordana dell’università: la prossima settimana avremo un esame e Haneen, vedendoci alquanto terrorizzate, ci ha proposto il suo preziosissimo aiuto.
Haneen quando è a casa non porta il velo e, quando ieri ci ha aperto la porta, davanti a noi a darci il benvenuto c’era una bella ragazza con una chioma di folti capelli castani raccolti disordinatamente. Ci ha fatto accomodare in un grande salotto tappezzato di foto e quadri e abbiamo iniziato la nostra mattinata di studio. Successivamente è venuta a salutarci sua sorella, Yasmine, una simpatica e minuta ragazza di 22 anni, laureata in economia. Oltre alle sue presentazioni, Yasmine ha portato anche un vassoio di tipico pane arabo e tè. Ci è sembrato giusto prenderci quindi una pausa e in compagnia del cibo abbiamo dato inizio ad un’interessante chiacchierata: Haneen ci ha rivelato che è da soli 7 mesi che indossa il velo, è stata una sua libera scelta, una scelta d’amore e devozione. Ha una voce intensa e profonda quando ci parla di Dio e i suoi occhi sono estremamente sinceri. Non abbiamo minimamente osato contraddirla perché ti rendi conto che alcuni argomenti non trovano spazio per le parole o la razionalità. L’abbiamo semplicemente ascoltata sentendoci grate perché condivideva con noi una parte della sua vita fin troppo intima.
Verso l’una abbiamo dovuto salutarla perché un altro nostro amico, Mohammad, attendeva noi e altri ragazzi tedeschi a pranzo a casa sua. La casa di Mohammad si sviluppa su un unico grande piano: c’è un grande salone stile barocco con un numero inusuale di divani, segno che agli arabi piace stare in compagnia. La mamma, Jamalat, aveva preparato una montagna di delizioso cibo arabo e il papà, Hisham, ha suscitato il nostro stupore quando in italiano ci ha detto di essersi laureato in ingegneria a Pisa e di aver vissuto per otto anni in Italia.
Il venerdí di ieri mi ha fatto sentire a casa, mi ha fatto ricordare il pranzo della domenica che cucinano le mie dolcissime nonne e mi ha infuso una straordinaria fiducia e positività nei confronti del genere umano.
Peccato che poi, tornate a casa, abbiamo scoperto che la padrona dell’appartamento ci aveva brutalmente staccato internet, che oltretutto funzionava già male, a causa del mancato pagamento.