➢ Un’ ultima volta Amman

“Alcune cose saranno sempre più forti del tempo e della distanza, più profonde del linguaggio e delle abitudini: seguire i propri sogni e imparare a essere se stessi, condividendo con gli altri la magia di quella scoperta.”

Sergio Bambarén

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Tornerò a casa con qualche chilo in più, nel corpo e nella mente. Tornerò felice e piena d’energia, forse diversa rispetto a quando sono arrivata, senza dubbio un pochino più umile, sicuramente più grande.
Ho visto tanti posti, tante albe, tanti tramonti, tanti visi, tanti occhi, tanti cuori, tanti cammelli, tanta frenesia, tanta comodità (di quella che solo gli arabi sanno avere). Ogni giorno una nuova scoperta. Ho assaporato tutto quello che la Giordania mi ha generosamente offerto, ogni brivido, ogni sensazione, ogni cibo, ogni bevanda, ogni fragranza di narghilè. Ho conosciuto persone, parlato con amichevoli sconosciuti, appreso nuove nozioni, comprato tanti libri. Ho imparato che saper distinguere è importante. Tutti tasselli che mi hanno resa ricca. Guardo la mia anima e l’unica cosa che vedo in questo momento è luce, perché per me questi mesi sono stati proprio questo: una luce incredibilmente luminosa accesa su una parte del mondo a noi poco conosciuta e a cui troppe volte chiudiamo le porte in faccia senza avere la giusta dose di curiosità. 
Auguro a voi che state leggendo di poter essere protagonisti prima o poi di un’esperienza simile, è uno dei doni più belli che la vita possa porgerti. Per questo oggi mi sento un po’ malinconica ma infinitamente grata.

Grazie a voi che avete avuto la voglia di seguirmi in questo viaggio. Conservo nella parte più profonda del mio cuore ogni vostra visualizzazione o commento, moderni e tecnologici segni  d’affetto.

 

 

➢ Un saluto al Mar Morto

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12662457_10208215089764776_1276636884083943610_nCome già anticipato nell’articolo precedente, oggi è stata la giornata dedicata a Faris e per salutarlo nel modo migliore possibile abbiamo ben pensato di andare a pranzare al Mar Morto. La giornata, già soleggiata ad Amman, si è rivelata altrettanto serena e calda nel punto più basso della Terra. Le temperature sono state di molto superiori a quelle della fredda capitale e la bassa stagione ci ha permesso di gustare il panorama con tutta la calma e la pace che quel posto riserva e merita. Il Mar Morto è uno dei posti che amo e apprezzo di più della Giordania, forse perché mi ricorda l’estate e l’aria salmastra. In questi mesi ho avuto il 12647218_10208215090244788_2092196922259171901_ndolce piacere di visitarlo varie volte, ognuna ad un’ora diversa e con gente differente ma le emozioni che è stato in grado di suscitarmi sono state sempre le stesse. Mi mancherà osservare l’orizzonte o il tramonto che, puntuale, segnava il cielo alle 5 del pomeriggio. Al Mar Morto ho ammirato anche delle luminosissime e numerosissime stelle. Sono immagini che mi porto nel cuore e che custodirò gelosamente, lontane dal logoramento del tempo. Cristalli preziosi, proprio come quel sale che ricopre le rocce costeggianti il mare.

 

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➢ Cibo e valigie

Questi ultimi giorni prima della partenza sono velati dalla malinconia. Sono giorni di riflessioni, di lacrime e di arrivederci; sono giorni di incontri e di emozioni, di ultime compere, di ultime uscite e ultimi pranzi. Penso sia proprio il termine “ultimo” ad inondarci d’amarezza.

In questi due giorni appena trascorsi siamo state con Fatima che ci ha alleviato la tristezza coccolandoci con il cibo. Domenica siamo state in un locale specializzato in colazioni arabe, una nuova occasione per scoprire pietanze diverse come questo dolce

IMG_3459chiamato Umm ‘Ali che in arabo significa “la madre di ‘Ali”. Una delle tante leggende legate a questo piatto narra la storia di una ragazza bravissima a cucinare, di nome appunto Umm ‘Ali, residente in un piccolo villaggio. Una sera, dopo un lungo viaggio, giunse al villaggio la carovana del sultano. Umm ‘Ali fu chiamata per cucinare qualcosa di buono per il sovrano, però la ragazza aveva poche cose nella sua dispensa: pane secco, latte, spezie e frutta secca. Con questo pochi ingredienti improvvisò un dolce talmente delizioso che il sultano, ammirato, volle che il dolce fosse per sempre ricordato con il nome della sua creatrice. La versione moderna del dolce sostituisce al pane secco pasta sfoglia e aggiunge panna al latte.
Oltre a questo siamo state letteralmente travolte da una montagna di altro cibo: sapori IMG_3431 (2)nuovi che sono stati una gioia per il palato e il naso. Non immaginatevi cornetti o biscotti: la colazione araba è completamente diversa dalla nostra. Fondamentalmente è un pranzo composto da uova strapazzate, formaggio tipico servito con una grigliata di verdure fra cui peperoni e cipolle, insalata di pomodori cotti al forno, l’immancabile hummus servito con spezzatino di carne e melanzane ripiene.
Ieri invece Fatima ci ha ospitate nella sua casa per pranzare insieme alla famiglia. Avevamo avuto già occasione di conoscere i suoi genitori, le sue tre sorelle e l’altro fratello ma ieri l’incontro è stato diversamente speciale: ci hanno accolte nell’intimità delle loro vite raccontandoci aneddoti spiritosi e interessanti. Fatima non indossava il solito hijab, perché a casa non ce n’è bisogno e questo ci ha fatto sentire ancora una volta delle privilegiate. I suoi capelli sciolti rendevano diversa anche la forma del viso ed è come se davanti a noi si fosse presentata una persona diversa, ugualmente bella. La sorellina più piccola, Susu, vanitosa e paperina come solo certe bambine sanno essere, ci ha raccontato l’intera trama di una sorta di “Beautiful” all’araba suscitando risate generali.
Siamo tornate a casa piene di cibo e di amore.
Oggi dobbiamo salutare Faris e in programma abbiamo un invitante pranzo in un ristorante sul Mar Morto.
Due sono le cose certe: la prima è che sebbene fra tre giorni torniamo a Roma, qui le cose da scoprire e da conoscere non terminano mai, è per questo che vorremo rimanere, perché non ci sentiamo ancora completamente sazie (e dopo un articolo del genere questo aggettivo mi sembrava l’unico adatto). La seconda cosa certa è che appena tornerò a casa provvederò a procurarmi un abbonamento in palestra con scadenza illimitata.
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➢ Io e Vale

Questo articolo lo dedico a Valentina perché senza di lei non ci sarebbe mai stato un «io e Vale», perché questa esperienza sarebbe stata sicuramente diversa e forse mi sarei sentita più sola e malinconica. Lo dedico a lei perché in questi 4 mesi ci siamo supportate e sorrette a vicenda, non senza screzi o piccole dispute ovviamente.

Andare a fare la spesa insieme, accaparrarci tutte le offerte che Carrefour elargiva tra gli scaffali, tornare a casa con ottomila buste tra le mani quando prima di entrare al supermercato ci eravamo ripromesse di comprare solo l’olio e litigare con il tassista che non voleva portarci fino a casa a causa del traffico delle 6 del pomeriggio sono stati solo alcuni dei tanti episodi che abbiamo vissuto insieme come coinquiline. Perché diciamocela tutta: avere accanto a te una persona che condivide la tua stessa cultura e lingua, in alcuni momenti, si rivela un dono al cielo.

Alcuni giorni sono stati molto più difficili del previsto e la tentazione di tornare a casa tamburellava sul cuore. Notizie poco piacevoli da Roma ci hanno rattristato e rese fragili ma sarebbe stato molto più complicato affrontare tutto ciò senza avere una voce amica accanto a te. Quindi grazie Vale. Grazie per le risate che nascono in quei minuti che precedono il sonno, grazie per le emozioni che abbiamo condiviso guardando un nuovo posto, ascoltando qualcuno o una musica diversa dal solito. Grazie per la frittata con il tacchino, per Romanzo Criminale, per quei discorsi fatti in italiano «perché tanto nessuno può capirci». Grazie per aver studiato insieme a me, per avermi chiarito il senso di alcune traduzioni impossibili. Grazie per i viaggi in taxi, la paura condivisa in alcuni tragitti in autobus e i pranzi al sacco all’università; per le foto compromettenti e il regalo di Natale. Grazie per le cene nei vari ristoranti e i consigli che sei solita dispensare.

Quando torneremo a casa e ricomincerò a dormire nel mio letto, sono certa che mi mancherà qualcosa e nel sonno mi domanderò se hai chiuso la porta di casa.
Con la speranza di riaverti presto come mia coinquilina, metto un punto a questa sviolinata anche perché non vorrei che pensassi che abbia scritto tutto ciò per evitarmi le pulizie che oggi ci aspettano (…o forse sì)!
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➢ Troppo poco tempo!

IMG_3140L’unica cosa che posso fare è mettermi in ginocchio e chiedere umilmente perdono per questa vergognosa e prolungata assenza. Lo riconosco e me ne rammarico alquanto!

Il motivo che mi ha tenuta lontana da questo mio caro diario è semplice: esami universitari a non finire. Qua hanno la malsana idea di piazzare test vari di settimana in settimana; i IMG_3272corsi che abbiamo seguito erano in totale cinque, facendo quindi un breve calcolo potete immaginare il totale. La buona novella è che lunedì scorso, da brave studentesse modello, io e Vale abbiamo dato l’ultimo esame di questo semestre, con un pizzico di malinconia, vi confesso. Eh già, perché questa nostra esperienza sta volgendo al termine: il 5 febbraio torneremo a Roma con appresso una valigia di mole molto più pesante rispetto a quando siamo partite (se includiamo poi le IMG_3354emozioni, i ricordi, le istantanee del cuore e degli occhi probabilmente non basteranno neanche 60 chili).

Tuttavia ora non è il momento delle lacrime. Riprendiamo dunque il filo del discorso e proseguite insieme a me questo viaggio.
Con il mare di Aqaba io e Vale abbiamo ufficialmente concluso il tour della Giordania e questo ci ha permesso di avere più tempo per assaporare meglio Amman, provare e valutare con Sami ogni chiosco trafficante falafel e shwarma (manco fossimo la giuria di TripAdvisor in ispezione), concederci una partita di Tennis con Haneen, Jaafar e Shaheen e coccolarci poi con golosissimi gelati al cioccolato; abbiamo avuto il tempo per ascoltare la gente parlare in arabo e immagazzinare quante più nozioni possibili, abbiamo avuto il tempo per sperimentare nuove ricette, leggere libri e organizzarci il futuro; abbiamo avuto il tempo per crescere e diventare quel tanto che basta per essere indipendenti; abbiamo dato a Faris qualche lezione di italiano sorseggiando nescafè e abbiamo visto una elegantissima Fatima laurearsi; abbiamo conosciuto le piste da IMG_3358bowling di Amman e poi abbiamo passato la notte ad ammirare luminosissime stelle cadenti sulla spiaggia del Mar Morto; abbiamo avuto anche il tempo per andare a visitare il fiume Giordano, il luogo dove è stato battezzato Gesù. Ho avuto il tempo di far conoscere questo mondo alla mia famiglia che mi ha raggiunta in Giordania per le vacanze di Natale, ma questa è un’altra storia.
Vi saluto con qualche foto estrapolata dalla nostra vita quotidiana e augurandovi un buon mercoledì con le note di questa canzone di una band algerina (prendete una pausa caffè e concedeteveli questi 4 minuti, non ve ne pentirete).
P.s. Vi auguro anche un buon 2016 con lo stile di Trenitalia: leggermente in ritardo.
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➢Aqaba e il Mar Rosso

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Se Umm Qais si colloca nell’estremo nord della Giordania, dalla parte opposta, nell’estremo sud, si trova Aqaba, distante da Amman 325km. Questa cittadina si affaccia sul Mar Rosso ed è una piacevolissima meta turistica per chi è in cerca di relax, aria marina e sole. Proprio di queste cose io e Vale andavamo alla ricerca: ad Amman il freddo è insopportabile e le case gelate non aiutano, inoltre abbiamo appena concluso un periodo di esami all’università. Spensierate e in cerca di nuovi posti da scoprire, DSC_0177mercoledì scorso abbiamo guardato la cartina geografica della Giordania e venerdì mattina con lo zaino in spalla siamo salite sull’autobus diretto verso un paradiso di palme e barriere coralline. Aqaba è una meta appetibile anche per il fatto che, a differenza di Amman (e dal resto del Paese), qui non ci sono tasse, elemento assolutamente non trascurabile se si è anche in modalità #vogliospenderesenzalimiti.

DSC_0161Dopo quattro, lunghe ed estenuanti ore di tragitto siamo approdate ad Aqaba. La temperatura sui 25 gradi e un venticello fresco ci hanno regalato un’aria ideale per muoversi e fare una passeggiata. Il centro città non è molto grande e in un pomeriggio abbiamo visto tutto quello che meritava di essere visitato. In prossimità del punto in cui si innalza una gigantesca bandiera della Giordania, si trova anche il Forte di Aqaba, una fortezza da cui nel 1917 partì la Rivolta Araba destinata aDSC_0216 cacciare i turchi dell’Impero Ottomano che lì si erano insediati. Nelle rovine di questo castello, all’ombra di un ulivo, io e Vale abbiamo avuto anche la fortuna di conoscere un anziano signore saudita che non vedeva l’ora di farsi fotografare. Abbiamo concluso la giornata di venerdì guardando il sole che tramontava sulla spiaggia gremita di famiglie con bambini che si divertivano con palette e secchielli e mangiando il piatto tipico della zona: il sayadieh (pesce servito su un letto di riso condito con una salsa ai peperoni).
DSC_0167La giornata di sabato l’abbiamo passata spaparanzate al sole in una spiaggia pubblica semideserta a sud di Aqaba e grazie ad una gita in una piccola e alquanto rustica barchetta abbiamo potuto osservare coralli, ricci e pesci colorati.
Quando la fame cominciava a chiamare abbiamo deciso di concederci un pranzo in un raffinato e DSC_0245suggestivo ristorante che si trovava all’interno dell’area portuale. Le sedie e i tavolini in ferro battuto, le tovaglie bianche, i deliziosi ravioli al salmone, il faro che si affacciava dietro gli scogli e gli imponenti velieri che si trovavano nelle vicinanze sono stati la conclusione perfetta di questo piacevolissimo e rilassante weekend lontano dalla frenetica e caotica Amman.
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Tre mesi ad Amman

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Ieri mattina io e Vale ci siamo svegliate un po’ agitate e pensierose a causa non solo dell’esame che ci aspettava all’università ma anche perché sono ormai 91 giorni che ci troviamo in questa meravigliosa e sorprendente città che ci ha accolte teneramente fin dal primo giorno in cui vi abbiamo messo piede. Mi manca Roma, il Tevere, tutte le persone a me care e addirittura La Sapienza ma qui giorno dopo giorno abbiamo lasciato una nostra piccola e invisibile traccia: nella casa in cui viviamo, nei luoghi che abbiamo visitato e in tutti i nuovi amici che abbiamo incontrato lungo il cammino, proprio come loro stanno lasciando un segno a noi. Io e Vale già sappiamo che sarà estremamente difficile salutare tutto questo.

Come abbiamo fatto per i due precedenti, anche questo mesiversario non è passato inosservato e abbiamo affogato la malinconia pranzando in un ristorante tipico giordano, nel centro città: Al Quds (nome arabo di Gerusalemme).

 

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Appuntamento con il buio

“There is light even in the darkest places! Experience a sensual journey of taste, sound and touch…all in the DARK! “

Quando questo annuncio è capitato davanti ai nostri occhi, io e Vale non abbiamo resistito: ci siamo informate e, sarà perché in uno dei miei film preferiti (About Time) i due protagonisti si conoscono proprio in un’occasione simile o perché semplicemente ci siamo emozionate all’idea di partecipare ad un evento del genere, abbiamo deciso di prenderne parte.
Una cena dalla durata di un’ora che si è svolta completamente al buio sotto la guida di una persona non vedente. Ogni tavolo era composto da sette 12189464_837102289744869_8793816868868135749_ocommensali: io e Vale eravamo in compagnia di Fatema, Yasmine, Hadeel e altre due persone. La nostra guida si chiamava Rima, un signore di trent’anni con una voce profonda e simpatica. Ci ha prese per mano e ci ha condotte all’interno del ristorante. Intorno a noi dilagava un buio totale e nero che ti disarmava e lasciava scoperto, indifeso. In quel momento non era Rima la persona disabile ma noi che, abituate alla sicura presenza della luce, non riuscivamo a destreggiarci nell’oscurità e impacciate procedevamo a passi lenti e goffi. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti e mi veniva naturale chiuderli. Ho cercato di rendere il più possibile attivi gli altri sensi e la fatica che ho fatto è difficile da spiegare. Dopo aver preso posto, Rima ci ha brevemente spiegato cosa si trovava nel piatto davanti a noi: alle ore 6 hummus, alle ore 12 pane, alle ore 13 verdure varie e alle ore 9 qualcos’altro di cui non ricordo assolutamente il nome. Questo sistema diventa però inutile quando realizzi che il tuo piatto si trova ruotato di 180° rispetto agli altri! Anche le forchette diventano altrettanto inutili perché dopo l’ennesima volta che non riesci ad afferrare alcuna pietanza decidi di passare alle maniere barbare e selvagge e di usare semplicemente le mani.
Rima ha cominciato a parlare e a raccontarci la sua vita, ci ha invitate a fare ogni tipo di domanda, senza timidezza o vergogna. Ci ha consegnato la sua esperienza senza alcun tipo di filtro, ci ha raccontato come si muove per la città e come coccola i suoi figli, come ha riconosciuto in sua moglie la donna della sua vita e come per lui il cielo significhi l’azzurro, il sole il giallo e il sale il mare.
Dopo aver terminato anche le altre portate (pollo con patatine fritte e un fresco cheescake alle fragole), Rima ci ha condotte a braccetto fuori dalla sala. Un’ora è volata via come il vento senza accorgercene e avremmo voluto rimanere lì ancora un altro po’.
La luce fuori dal ristorante è tornata improvvisamente a sbatterci sugli occhi violentemente come a rammentarci di tutte le cose che siamo soliti dare per scontate.
Una serata decisamente diversa di cui a volte avremmo tutti bisogno perché ci aiuta ad indossare panni inusuali a cui raramente siamo abituati.
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➢ L’aria di Umm Qais

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Venerdì scorso per me e Vale la sveglia è suonata presto: ci aspettava una gita fuori porta in compagnia di Sami e Sultan, simpatici amici universitari.

In due mesi io e Vale abbiamo avuto occasione di esplorare la Giordania da nord a sud e da est a ovest, solo due posti mancano alla lista: le rovine greco romane di Umm Qais e i castelli di Azraq. Durante lo scorso fine settimana la scelta è ricaduta proprio su Umm Qais, una cittadina romana conosciuta anche con il nome di Gadara. Il sole ci ha accompagnati per tutta la visita e i suoi raggi incorniciavano le rovine di quelli che all’epoca erano templi e terme. Fra le colonne accasciate al suolo e preziosi reperti senza tempo si fa spazio una folta distesa di verde prato e incolti fiori selvatici. DSC_0042
Un paesaggio che con la mente mi ha riportata ad Ostia Antica.
Abbiamo passeggiato in questo sito per un paio d’ore, in silenzio, prendendoci il nostro tempo, senza rincorrere il giorno, apprezzando il vento fresco e ammirando quello da cui eravamo circondati. La caratteristica più affascinante di questo posto, oltre all’estrema calma che è in grado di suscitarti, è la sua posizione: Umm Qais sorge su una collina nell’estremo nord della Giordania dalla quale puntando lo sguardo all’orizzonte si ammirano le alture del Golan e il lago di Tiberiade. Da dove ci trovavamo, soli pochi chilometri ci dividevano dalla frammentata Siria e dalla terra del conflitto israelo-palestinese.
Nel pomeriggio sulla via del ritorno, affamati come non mai, facciamo sosta in un ristorante alle porte di Jerash: ci rifocilliamo con una grigliata di carne e vari antipastini arabi mentre un tramonto suggestivo riempie il cielo che lentamente imbrunisce fino a lasciare spazio a un profondo blu notte.
Torniamo a casa sfoderando in macchina le nostre migliori “doti” canore e spiegando a Sami e Sultan l’uso e la corretta pronuncia dell’ “Aò” romanesco.
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